Pensieri di una volontaria
Articolo del 12 febbraio 2023. Pubblicato in Varie
Fa freddo, lungo il Tevere. L’umidità ti mangia le ossa. Ti scava dentro, come un verme affamato.
Fa freddo in carcere, a quest’ora. Tra sbarre e mattoni attraverso cui il vento danza una melodia burrascosa, e che non sanno arginare il gelo.
In carcere, il cielo è rettangolare. Puoi vederlo soltanto attraverso le sbarre delle poche finestrelle appuntate sopra le celle. E dopo un po’ ti abitui, a vedere l’orizzonte geometrico. Ma quando esci… Quando esci, quando varchi il cancello di ferro e torni nel mondo delle persone libere, allora il cielo ti avvolge. Come un mantello blu cobalto, straordinario questa sera. Un cielo immenso, infinito, austero e malinconico, che è speranza di un nuovo giorno. Un cielo magnifico, forte come una calamita, che non puoi smettere di guardare. E allora capisci perché quando chiedi a un detenuto che cosa manca di più del mondo di fuori, la risposta è sempre quella: il cielo.
A.P.