MURI SOCCHIUSI

Il progetto proiettivo “Muri Socchiusi”, della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, MACRO, della Direzione Casa Circondariale “Regina Coeli” in collaborazione con VO.RE.CO – Volontari Regina Coeli e con Shakespeare and Company2, a cura di Claudio Crescentini. Video, frames e fotografie narreranno gli interventi artistici realizzati, a partire da marzo 2016, sulle pareti interne di “Regina Coeli”, che, per la prima volta si apre all’arte, grazie all’operatività e la creatività di tre artiste fotografe e video-maker Laura Federici, Camelia Mirescu e Pax Paloscia e di alcuni detenuti del carcere.

FOTOGRAFIA. Festival Internazionale di Roma – XV edizione
“Roma, il mondo”
MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma
Via Nizza, 138 – 00198 Roma

21 ottobre 2016 – 8 gennaio 2017

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in spazi generalmente intesi come “chiusi” ma che tendono all’apertura di mondi interiori infiniti dei loro “abitanti”.

“Muri Socchiusi”.

Laura Federici

Un’idea.

Il lavoro parte dall’ascolto e dal confronto con i detenuti, durante una serie di incontri quasi quotidiani ho cercato di raccogliere idee ed immagini che appartenessero ai loro ricordi, ai loro momenti migliori.

Gli ho chiesto di raccontare con un’immagine un attimo della loro vita a cui fossero affezionati, un buon momento un ricordo positivo, un’attesa. Ho fornito loro immagini, frammenti di foto, colori, gli ho chiesto di utilizzarli come fossero lettere a ricomporre una loro “parola”.

Una parola, come un messaggio nella bottiglia; un’immagine come se lo sguardo potesse oltrepassare il muro, guardare oltre.

Ho lavorato in più incontri con i detenuti, ho raccolto le loro idee, ho lentamente elaborato le loro e le mie immagini; in queste giornate di lavoro “dentro” e “fuori” del carcere ho lentamente maturato la mia idea.

Dentro: i muri bianchi, i racconti, le molte parole e i pochi colori, l’impegno costante, l’entusiasmo, l’affezione al progetto, le grandi aspettative.

Fuori: la primavera, la luce abbagliante di giugno, il tevere, roma, l’orto botanico,

Ogni giorno catturata dal suo richiamo, in cerca di riposo per ‘gli occhi’, mi sono fermata all’orto botanico: ad osservare, a disegnare, a fare foto, a respirare.

All’interno dell’edificio, sulla grande parete dello spazio voltato, vorrei realizzare un’immagine, vorrei unire il Dentro con il Fuori, vorrei portare la luce, vorrei mostrare quello che ho ascoltato, vorrei fornire ai detenuti, che si sono impegnati nel lavoro, un muro su cui esprimere una loro emozione, lasciando una traccia delle loro visioni interiori.

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MURI SOCCHIUSI Omaggio alla Cultura Italiana Pittura, Patrimonio d’Arte

Camelia Mirescu

2016

Collage materico (fotografie e resine su tavola, 200 x 332cm – suddivise in 3 pannelli e 200 x 222cm – suddivise in 2 pannelli)

Italia – Roma – Casa Circondariale Regina Coeli

 

 

L’Italia vanta il maggior numero di siti dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ben 47 siti che rappresentano il 60% dei beni culturali di tutto il mondo, è il quinto paese più visitato del mondo ed è proprio questo “il punto di arrivo” del mio progetto.

 

All’inizio ero convinta di seguire una strada diversa o meglio, sviluppare  nell’ambito delle mie ricerche materiche degli ultimi due anni, un progetto con la collaborazione dei detenuti rivolto verso “il senso” dei simbolismi nelle coscienze, e creare un’espressione “poetica”, ricca di simboli, figurativa e astratta nello stesso tempo. Però, come spesso accade, all’improvviso si cambia idea, pur mantenendo lo stesso obbiettivo.

 

Così, in seguito ad una visita in carcere per ritirare i disegni dei detenuti collaboratori, mi fermai qualche minuto in più a dialogare con Nelide Piccolomini, ricordando “per caso”, la passione mia e di mio fratello per Fiodor Dostoevskij, il grandissimo romanziere russo. Due ore più tardi, sul tavolino del bar dove prendevo il mio caffè, mi accorgo che qualcuno aveva dimenticato un libro: “Bellezza: una nuova spiritualità della gioia di vivere” di Anselm Grun.  Non ho resistito e, sfogliando a caso, il mio sguardo si perdeva nel paragrafo dove si parlava proprio del  grande romanziere russo, il quale andava almeno una volta all’anno a vedere la bellissima Madonna Sistina di Raffaello, e dove rimaneva a lungo in contemplazione davanti a quello splendido capolavoro.

 

Questa coincidenza mi illuminò, e per analogia, pensai ai romanzi di Dostoevskij ed ai suoi protagonisti,  alla Sua capacità di penetrare  le zone più oscure e perfino le più torbide dell’animo umano, ma che forse, in verità,  la famosa frase: “La bellezza salverà il mondo” che appare nel libro “L’idiota”, è destinata a farci sperare nel  recuperare l’anima perduta attraverso la bellezza nella grandezza dell’Arte.

 

Così, qualche giorno più tardi, davanti al Lago di Bracciano, il mio concetto iniziò a prendere forma, tra le nuvole generose di quel giorno, arrivò la mia ispirazione, “una nuova metafora” di riflessione sulla dimensione carceraria, lo “specchiarsi”, lo specchio che è anche il simbolo della reciprocità delle coscienze, e gli altri simboli, che sono sempre,  il filo narrante della mia ricerca immaginativa e creativa.

 

Il simbolismo del lago, che è l’occhio della terra per mezzo del quale gli abitanti del mondo sotteraneo possono osservare gli uomini, gli animali, le piante, ecc., il simbolismo dell’acqua   sorgente di vita, mezzo di purificazione, centro di rigenerazione che racchiude i contenuti dell’incoscio e si sforza di riportarli alla luce,  e l’atmosfera dei pensieri di Gaston Bachelard, con il suo narcisismo cosmico: la foresta, il cielo si specchiano nell’acqua con Narciso. Egli non è più solo, l’universo si riflette con lui, lo circonda e si anima dell’anima stessa di Narciso.

Nella seconda parte della sua impresa filosofica, G. Bachelard si consacra a uno studio approfondito dell’immaginario poetico. In un testo divenuto celebre, “le dormeur éveillé”, dichiara: “La nostra appartenenza al mondo delle immagini è più forte, più costitutiva del nostro essere che non l’appartenenza al mondo delle idee”.

 

“È vicino all’acqua che ho meglio compreso che il fantasticare è un universo in espansione, un soffio di odori che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna. Se voglio studiare la vita delle immagini dell’acqua, mi occorre quindi riconoscere il loro ruolo dominante nel fiume e nelle fonti del mio paese. ”

 

Ed è proprio vicino all’acqua che il Narciso di Caravaggio si specchia nell’Arte Pittorica, nell’Infinito di Bellezza racchiuso nelle opere dei Grandi Maestri Italiani. Ci sono “quaranta  Maestri con le loro altrettanto quarantadue opere” e non sono tutti, è ovvio.

Con il mio “istinto emotivo di pensiero” e una faticosa ricerca, sono riuscita a trovare le opere pittoriche  in “alta risoluzione” e sovrapporle alla mia fotografia del Lago di Bracciano, prediligendo “le tonalità acquee” in mite sintonia, pur sempre con il rigore della Casa Circondariale Regina Coeli. In seguito, la realizzazione del supporto: pannelli di legno marino, trattati con impregnante, la resina del fondo base, la stampa delle fotografie e l’assemblaggio con una precisione “maniacale”, perché sulle grandi superfici, un solo millimetro errato, diventa una “nuova strada che disturba l’armonia”.  Il tutto, coperto con la resina trasparente che sostituisce il vetro, in carcere è vietata la permanenza delle opere incorniciate in modo “classico”. Strada facendo, ho preparato anche un archivio fotografico con le copie fotografiche delle opere pittoriche originali, che sul retro, contengono i punti di riferimento scritti, succinta biografia dell’autore (Enciclopedia Treccani) e l’opera, in modo tale che esiste una traccia per l’approfondimento ulteriore, nella biblioteca del carcere, a disposizione di tutti.

 

Oggi, alla luce di questa esperienza straordinaria da qualsiasi punto di vista , mesi di lavoro senza nemmeno una giornata di vacanza quest’anno 2016, mi ritengo immensamente soddisfatta. Nel mio cuore porgo omaggio a mio padre, scomparso l’anno scorso, alla Sua fiducia nell’aiutarmi a comprendere che qualsiasi sogno, per avverarsi ,  richiede dedizione e costanza in un contesto effimero con il valore della vita stessa.

Di conseguenza, l’Omaggio alla Cultura Italiana l’Italia la mia mamma adottiva da più di venticinque anni, l’Omaggio a Roma e alla Sua Eternità indiscussa le Sue vie conservano ancora la memoria dei tanti passi celebri che l’hanno ammirata e amata,  profuma  dei Suoi cittadini più famosi al mondo, Caravaggio, Raffaello Sanzio, Michelangelo Buonarroti, tanto per citare “testimonianze” di una lista preziosissima.

 

Nella mia “permanenza italiana”, con il passare degli anni ho osservato che in Italia, occorrerebbe avere maggiore “consapevolezza di un nazionalismo sano” non l’essere un nazionalista fanatico ma essere un “Italiano fiero e consapevole” del Patrimonio Culturale Italiano: storico, artistico, letterario, poetico, musicale, geografico, industriale, paesaggistico, agricolo, artigianale  e anche enogastronomico, se vogliamo dirla tutta.

 

Nutro, dunque, la speranza che l’evidente “Bellezza del Patrimonio Pittorico  Italiano” , il mio amore per l’Arte e la condivisione di questo Progetto, riesca a “incuriosire”, e visto che il tempo non manca nella Casa Circondariale,  riesca a far emergere “nuove verità” di fronte all’appartenenza al mondo delle immagini. Nei prossimi mesi, desidero continuare a raccogliere le impressioni dei detenuti collaboratori , riguardanti la presenza del progetto dentro il carcere e se  “Ogni nuova verità nasce nonostante l’evidenza”, il viaggio continua.

 

(FRAGMENTA DIARIO REGINA COELI

di Camelia Mirescu)

 

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