Il cardinale ha guidato la recita del Rosario davanti alla statua della Vergine che era appartenuta a san Massimiliano Kolbe. Tra le intenzioni, la richiesta di vegliare sul reinserimento nella società. Il cappellano padre Trani: la pandemia ha «appesantito la situazione». Le attività per il Natale

Era di san Massimiliano Maria Kolbe la statua della Vergine custodita oggi nella cappellina del Centro clinico della Casa circondariale Regina Coeli. Ai suoi piedi ieri sera, 20 dicembre, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha presieduto la recita dei Misteri gioiosi del Santo Rosario. Tra le intenzioni di preghiera presentate alla Madre, la richiesta di aiuto affinché «si possano realizzare in carcere tutte quelle attività che agevolino la vita dei detenuti, rendano le loro giornate meno pesanti» e la richiesta di vegliare sul loro reinserimento nella società. L’incontro, racconta padre Vittorio Trani, cappellano nel carcere romano dal 1° settembre 1978, si è svolto in un clima «di grande cordialità e serenità. Il cardinale ha salutato singolarmente ogni detenuto presente, ha scambiato con loro qualche parola e si è detto molto contento di questo momento di preghiera che vuol essere di buon auspicio per tutta la realtà carceraria. Anche i detenuti erano molto felici. Per loro – aggiunge – è stata un’esperienza completamente nuova alla quale hanno partecipato con intensa commozione. Si sono raccolti in preghiera e con emozione hanno recitato le decine del Rosario».

La celebrazione, come detto, si è svolta nella cappellina del Centro clinico tornata fruibile per la liturgia dall’8 dicembre scorso. «È stata chiusa per qualche tempo per consentire alcuni lavori di ristrutturazione – riferisce padre Vittorio -. Poi è sopraggiunta la pandemia. L’abbiamo riaperta in occasione della solennità dell’Immacolata. Con la recita del Rosario abbiamo vissuto insieme la ripartenza in uno dei punti nevralgici del carcere, dove ci sono detenuti che hanno problemi di salute». Nella nuova cappellina è stata collocata la statua della Madonna appartenuta a san Massimiliano Maria Kolbe, il sacerdote francescano ucciso nel campo di concentramento di Auschwitz dove offrì la sua vita in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Il martire, racconta padre Trani, «la regalò a un confratello, il quale a sua volta qualche anno dopo la regalò a un altro sacerdote francescano. Quest’ultimo è morto tre anni fa e nella sua stanza c’era la statua della Vergine di san Massimiliano Kolbe che dopo tanti anni oggi si ritrova a Regina Coeli per ricevere l’omaggio e le preghiere dei detenuti», circa 900, la cui vita ha subito duri «contraccolpi» a causa della pandemia.

Le limitazioni, la sospensione di molte attività, il numero ridotto dei volontari, le visite dei familiari più che dimezzate «hanno appesantito la situazione». Per allietare l’atmosfera sono state organizzate varie attività in vista del Natale. I detenuti stanno addobbando le sezioni e allestendo i presepi nei vari settori. Naturalmente ci saranno le celebrazioni eucaristiche ma non mancheranno momenti conviviali. «La vigilia di Natale regaleremo il panettone e chi non ha familiari vicini riceverà anche un piccolo pacco dono. Tra Natale e Capodanno in ogni sezione ci sarà una “serata pizza” e un pomeriggio tra Capodanno e la befana si giocherà a tombola. È un modo per creare distensione, ricreare il clima natalizio e di festa. La mattina dell’Epifania poi ognuno riceverà la sua calza, come piccolo segno di attenzione».

Articolo RomaSette.it