Solidarietà:: Carceri romane, un corso per i volontariDue appuntamenti di formazione per chi vuole prestare la sua opera a favore dei detenuti. Spiega l’iniziativa padre Vittorio Trani, cappellano di Regina Coeli di R. S.

Il Vo.Re.Co. (Volontari Regina Coeli), con i cappellani di Rebibbia femminile e di Rebibbia penale, organizza un corso di formazione per chi vuole prestare la sua opera a favore dei detenuti nelle carceri romane. Due gli appuntamenti: uno in primavera, su iniziativa del Vo.Re.Co., e l’altro in autunno, curato dal Vic (Volontari in carcere) di Rebibbia. Ad annunciarlo è il presidente del Vo.Re.Co. e cappellano di Regina Coeli, padre Vittorio Trani.

Padre Vittorio, c’è interesse verso questa forma di impegno sociale?
Direi di sì. L’apertura verso il carcere va di pari passo con la crescita di una certa sensibilità verso il mondo del disagio, che negli ultimi anni è andato sempre crescendo.

Il volontariato rappresenta una ricchezza in tutti i settori della vita sociale. Lo è anche nel mondo del penale?
Sì, e doppiamente. Lo è perché esprime una testimonianza di attenzione a una categoria di cittadini particolarmente scomoda e difficile. Lo è anche perché è come il prolungamento della società civile, che arriva a essere presente dentro un mondo che, a causa di curiosi meccanismi, tende a essere autoreferenziale.

Per il cristiano quanto è importante essere vicini ai detenuti?
Un cristiano non può girarsi dall’altra parte. Una delle situazione umane dove Cristo si fa incontrare è quella di chi vive privo della libertà. Gesù non precisa se da innocente o da responsabile di atti antisociali. No. Quella valutazione spetta ad altri. Al credente serve uno sguardo che vada oltre. Vada ad incontrare la dignità della persona, che nessun reato e nessuna condanna possono far perdere. La condizione di uomo detenuto – privo della libertà e dei rapporti affettivi, relazionali e sociali – è messa da Gesù sullo stesso piano di quella del malato, dell’affamato, dell’assetato.

In concreto il corso cosa offre?
Consente di prendere contatto con la realtà del carcere. Attraverso la presentazione dei temi più rilevanti che attengono il settore, si comincia ad avere un’«infarinatura» dell’impegno successivo. Sarà poi il lavoro sul campo che darà una conoscenza vera della realtà carceraria.

Quindi è importante inserirsi in un gruppo già collaudato.
Non solo importante, ma assolutamente necessario. Il gruppo affianca nella fase di ambientamento, offre sostegno ed esperienza. In carcere il volontariato non può essere che un impegno svolto «in cordata».

28 aprile 2008

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